Premetto:l'Ucraina non è un paese sperduto chissaddove nelle steppe dell'Asia....è un paese europeo, e ancor più, mediterraneo, se vogliamo considerare il Ponto Euisino come un'estensione del bacino Mediterraneo, come appare logico:
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"Le radici dei legami storici tra l’Italia e l’Ucraina risalgono ai tempi dell’ascesa di Roma nel mondo antico: lo stato romano, con la sua espansione nell’Europa orientale giа nel I secolo a.C. fece entrare nell’orbita dei suoi interessi politici ed economici i tenitori della proto-Ucraina che si affacciavano sul Mar Nero. In quell’epoca, infatti, gli stati del bacino del Mar Nero, iniziarono ad intessere rapporti di alleanza con i Romani; Tira (l’odierna Bilhorod-Dnistrovs’kyj nella regione di Odessa), Chersoneso (nei dintorni dell’odierna Sebastopoli) e Olbia (alle foci del fiume Buh, regione di Mykolajiv) diventarono ben presto parte della Mesia Inferiore, una delle province romane in cui vennero dislocati reparti stabili di legioni romane. Sulla costa della Tauride (Crimea) si trasferì la squadra navale della flotta di Ravenna e si costruirono rocche ed altre fortificazioni, tra cui i celeberrimi baluardi di Traiano.
La presenza militare romana per oltre tre secoli assicurò alle città costiere, un continuo afflusso: dalla penisola Appenninica vi giunsero i mercanti che giocarono un ruolo importante nell’instaurare i rapporti con il Mediterraneo, le regioni subcarpatiche e quelle della valle del fiume Dnipro (Dnepr). "
La presenza militare romana per oltre tre secoli assicurò alle città costiere, un continuo afflusso: dalla penisola Appenninica vi giunsero i mercanti che giocarono un ruolo importante nell’instaurare i rapporti con il Mediterraneo, le regioni subcarpatiche e quelle della valle del fiume Dnipro (Dnepr). "
"La vita e l’architettura di Tira, Chersoneso ed Olbia si arricchirono di elementi romani, l’aristocrazia locale fece proprie le usanze della nobiltà romana, mentre i re del Bosforo, la cui capltale fu Panticapeo (l’odierna Kerc), adottarono, passando sotto il protetoratto di Roma, il nome dinastico di Tiberio. Da questi luoghi giungono le prime notizie storiche e geografмche sulla proto-Ukraina, citate nelle opere di Tacito e di Plinio il Vecchio.
La caduta dell’Impero Romano provocò l’abbandono da parte dei Romani delle cittа costiere del Mar Nero e, come conseguenza, il loro impoverimento. Tuttavia la loro rifioritura economica avvenne mediante la partecipazione degli abitanti della penisola Appenninica. Essi infatti, insieme ad altri popoli, rinsaldarono una delle piщ grandi rotte commerciali dell’Europa: la cosiddetta “via dai Variaghi ai Greci” (cioи il corso del Dnipro che collega il Mar Baltico con il Mar Nero, ovvero la Scandinavia con Bisanzio) e aprirono le proprie rappresentanze a Kyjiv (Kiev), capitale dell’antica Rus’ che fu il primo stato slavo il piu potente dopo l’impero di Carlo Magno nell’Europa medievale.
La caduta dell’Impero Romano provocò l’abbandono da parte dei Romani delle cittа costiere del Mar Nero e, come conseguenza, il loro impoverimento. Tuttavia la loro rifioritura economica avvenne mediante la partecipazione degli abitanti della penisola Appenninica. Essi infatti, insieme ad altri popoli, rinsaldarono una delle piщ grandi rotte commerciali dell’Europa: la cosiddetta “via dai Variaghi ai Greci” (cioи il corso del Dnipro che collega il Mar Baltico con il Mar Nero, ovvero la Scandinavia con Bisanzio) e aprirono le proprie rappresentanze a Kyjiv (Kiev), capitale dell’antica Rus’ che fu il primo stato slavo il piu potente dopo l’impero di Carlo Magno nell’Europa medievale.
“Il canto della schiera di Igor” (1185-1187), il maggiore documento della letteratura medievale degli slavi orientali, testimonia, l’attivita dei mercanti veneziani in Kyjiv. Nel 1248 con i mercanti compatrioti residenti a Kyjiv ebbe modo di incontrarsi Giovanni da Pian del Carpine, legato di papa Innocenzo IV, che scrisse i loro nomi nella sua relazione: Michele Genovese, Bartolomeo, Manuele Veneziano, Nicola Pisano e molti altri ancora.
Tra il XII e il XIII secolo i veneziani, con il controllo del commercio dominarono i rapporti con la Rus’ di Kyjiv, in particolare nelle regioni meridionali, e fecero della citta di Suroz (Crimea), il cui nome venne da loro stessi transformato in Soldaia (l’odierna Sudak) il centro della loro attività.
La storia ci ha tramandato il cognome di un mercante veneziano: Foglio che nel XIII secolo fondт nella cittа la piщ grande agenzia commerciale. A Soldaia dirigevano un’agenzia anche i fratelli Polo, famosa famiglia di patrizi, commercianti e viaggiatori veneziani: Marco il Vecchio, Niccolò (padre del grande Marco Polo) e Maffeo. Al fine di consolidare la posizione dei veneziani sui territori costieri nel 1278 vi fu inviato un console “per la gestione di tutti gli affari della Repubblica di Venezia in Chazaria” (ossia, in Crimea).
Dalla seconda meta del XIII secolo la costa settentrionale del Mar Nero fu sempre più frequentemente esplorata dai genovesi che presto si imposero sui veneziani.
Tra il XII e il XIII secolo i veneziani, con il controllo del commercio dominarono i rapporti con la Rus’ di Kyjiv, in particolare nelle regioni meridionali, e fecero della citta di Suroz (Crimea), il cui nome venne da loro stessi transformato in Soldaia (l’odierna Sudak) il centro della loro attività.
La storia ci ha tramandato il cognome di un mercante veneziano: Foglio che nel XIII secolo fondт nella cittа la piщ grande agenzia commerciale. A Soldaia dirigevano un’agenzia anche i fratelli Polo, famosa famiglia di patrizi, commercianti e viaggiatori veneziani: Marco il Vecchio, Niccolò (padre del grande Marco Polo) e Maffeo. Al fine di consolidare la posizione dei veneziani sui territori costieri nel 1278 vi fu inviato un console “per la gestione di tutti gli affari della Repubblica di Venezia in Chazaria” (ossia, in Crimea).
Dalla seconda meta del XIII secolo la costa settentrionale del Mar Nero fu sempre più frequentemente esplorata dai genovesi che presto si imposero sui veneziani.
Sotto il dominio della Repubblica di Genova finirono Soldaia, Cerchio (l’odinera Kerc;. Jamboli (da loro successivamente denominata Cembalo, l’odierna Balaclava), mentre la città di Gaffa (l’odinera Feodosija; fu trasformata nel centro amministrativo dei loro nuovi possedimenti.
Durante i secoli XIIJ-XV le colonie genovesi si svilupparono in grossi centri di commercio, agrtigianato e sedi di cantieri navali, diventando vie di transito per le merci provenienti dall’Europa e dall’Asia: grano, seta, pellicce, legno, pesce, spezie, miele, sale, pellame ecc.
Durante i secoli XIIJ-XV le colonie genovesi si svilupparono in grossi centri di commercio, agrtigianato e sedi di cantieri navali, diventando vie di transito per le merci provenienti dall’Europa e dall’Asia: grano, seta, pellicce, legno, pesce, spezie, miele, sale, pellame ecc.
Purtroppo le loro attivita furono segnate anche da una macchia: a Caffa fu organizzato un commercio di schiavi, prigionieri dei khan di Crimea.
I vasti possedimenti terrieri delle colonie genovesi coltivavano uva, frutta e verdura, e durante il raccolto la maggior parte della popolazione urbana aiutava i contadini nel loro lavoro.
La vita delle colonie genovesi veniva regolamentata dagli statuti di autogoverno, stilati sulla falsariga di quelli in vigore nella penisola Appenninica, con un console a capo del potere locale.
I vasti possedimenti terrieri delle colonie genovesi coltivavano uva, frutta e verdura, e durante il raccolto la maggior parte della popolazione urbana aiutava i contadini nel loro lavoro.
La vita delle colonie genovesi veniva regolamentata dagli statuti di autogoverno, stilati sulla falsariga di quelli in vigore nella penisola Appenninica, con un console a capo del potere locale.
A Caffa fino al 1475 furono circa 70 i cittadini genovesi ad alternarsi in questo incarico, riuscendo a mantenere nella città multietnica una tolleranza tra le varie etnie e confessioni; qui si potevano svolgere liberamente le funzioni nelle chiese cattolliche e ortodosse, nelle moschee musulmane e nei templi caraiti.Secondo le tradizioni popolari italiane, si organizzavano grandi feste con fuochi d’artificio, cortei, rappresentazioni teatrali, pagliacci, regate di barche.
L’invasione turca nella seconda metа del XV secolo pose fine allo sviluppo delle colonie genovesi i cui abitanti furono deportati o sterminati in massa, mentre quelli che rimasero si assimilarono alla popolazione musulmana.
Con l’intento di vendicarsi sugli invasori ottomani e di riconquistare i territori nell’Europa orientale, gli stati italiani iniziarono a prestare particolare attenzione ai cosacchi ucraini, in cui vedevano una forza armata capace di contribuire alla realizzazione dei loro progetti.
L’invasione turca nella seconda metа del XV secolo pose fine allo sviluppo delle colonie genovesi i cui abitanti furono deportati o sterminati in massa, mentre quelli che rimasero si assimilarono alla popolazione musulmana.
Con l’intento di vendicarsi sugli invasori ottomani e di riconquistare i territori nell’Europa orientale, gli stati italiani iniziarono a prestare particolare attenzione ai cosacchi ucraini, in cui vedevano una forza armata capace di contribuire alla realizzazione dei loro progetti.
Nel 1650 la Repubblica di Venezia inviò nella capitale cossaca Cyhyryn, un suo rappresentante, il poeta e sacerdote Michele Bianchi (detto Alberto Vimina) che condusse i negoziati con Bohdan Chmel’nyc’kyj, eminente capo militare e civile cosacco. Tuttavia gli accordi raggiunti furono presto sospesi dalla minaccia di occupazione dei territori ucraini da parte dell’esercito polacco.
Alla fine del XVIII secolo, ebbe inizio una nuova ondata di immigrazione italiana.
Intorno al 1783 nel governatorato di Katerynoslav, appena costituito nell’Ucraina meridionale, fu “iscritta a registro” una futura “colonia di agricoltori corsi”, con una presumibile popolazione di 25.000 persone, il cui viaggio fu organizzato via mare da Livorno a Cherson. L’unica cosa di cui i funzionari zaristi non avevano tenuto conto era il fatto che i mestieri della quasi totalità degli immigrati erano prevalentemente legati alle attivitа urbane, perciт la “colonia di agricoltori” inizio ben presto a dissolversi, senza mai raggiungere le dimensioni previste: i suoi abitanti si trasferirono nei siti portuali, innanzitutto a Cherson, dove trovarono lavoro nei cantieri navali o svolsero i loro mestieri di falegnami, pasticcieri ecc. Al tempo stesso la partezipazione degli italiani alla produzione agricola si espresse in altri termini: molti di loro divennero proprietari di cosiderevoli latifondi.
Alla fine del XVIII secolo, ebbe inizio una nuova ondata di immigrazione italiana.
Intorno al 1783 nel governatorato di Katerynoslav, appena costituito nell’Ucraina meridionale, fu “iscritta a registro” una futura “colonia di agricoltori corsi”, con una presumibile popolazione di 25.000 persone, il cui viaggio fu organizzato via mare da Livorno a Cherson. L’unica cosa di cui i funzionari zaristi non avevano tenuto conto era il fatto che i mestieri della quasi totalità degli immigrati erano prevalentemente legati alle attivitа urbane, perciт la “colonia di agricoltori” inizio ben presto a dissolversi, senza mai raggiungere le dimensioni previste: i suoi abitanti si trasferirono nei siti portuali, innanzitutto a Cherson, dove trovarono lavoro nei cantieri navali o svolsero i loro mestieri di falegnami, pasticcieri ecc. Al tempo stesso la partezipazione degli italiani alla produzione agricola si espresse in altri termini: molti di loro divennero proprietari di cosiderevoli latifondi.
Sempre in quel periodo furono gli italiani a introdurre per primi in Ucraina la sericoltura. Nei dintorni di Cherson gli immigrati dal ducato di Lucca si misero invece a coltivare il cotone, un’altra pianta del tutto nuova per l’agricoltura ukraina.
Numerosi italiani si occuparono di frutticoltura, in particolare ad Odessa, dalle parti della Fontana Grande, piantarono alcune migliaia di alberi da frutta.
Nel 1794 Odessa divenne il centro principale di una nuova comunitа italiana, formatasi in Ucraina. La storia di Odessa, considerata a pieno titolo la “cittа piщ italiana” in Ucraina, è strettamente legata all’attivitа dell’ammiraglio napoletano Giuseppe De Ribas, cui ancor oggi è dedicata la via centrale della citta: la celebre Deribasivs’ka.
Nel 1794 Odessa divenne il centro principale di una nuova comunitа italiana, formatasi in Ucraina. La storia di Odessa, considerata a pieno titolo la “cittа piщ italiana” in Ucraina, è strettamente legata all’attivitа dell’ammiraglio napoletano Giuseppe De Ribas, cui ancor oggi è dedicata la via centrale della citta: la celebre Deribasivs’ka.
De Ribas invito' i suoi connazionali, tra cui alcuni militari, a partecipare al suo progetto di costruzione di un grande porto sulle sponde del Mar Nero. Il primo tra loro ad accettare fu Vittorio Amadeo Poggio, che insieme con il viceconsole napoletano Pietro Scanzio, si occupò della fornitura di materiali edili dall’Italia.
All’inizio del XIX secolo un abitante di Odessa su dieci era italiano.Gli immigrati italiani partecipavano attivamente anche all’organizzazione della vita administrativa di Odessa, cosi Vittorio Amadeo Poggio, fu eletto capo dell’ufficio comunale per gli stranieri, mentre Andrea Trano e Silistrio del Sasso divennero funzionari dell’esattoria.
A cavallo dei secoli XVIII e XIX ad Odessa si formò un ceto di italiani agiati, i capitali dei quali, divennero un importante motore di sviluppo economico per la cittа'. La prima impresa commerciale, la cui apertura coincise con la fondazione di Odessa, apparteneva a Stefano Venturi che giа' quattro anni dopo possedeva qui una grande casa d’abitazione, un magazzino e una distilleria per la grappa. Per favorire i rapporti commerciali internazionali, gli italiani aprirono banche private e istituti di assicurazione. La prima agenzia d’assicurazioni fu istituita ad Odessa nel 1806 da Benedetto Mercadalli e la prima banca commerciale nel 1826 da Giovanni Verani.
Al tempo stesso, in Ucraina lo spirito imprenditoriale degli italiani si manifestò soprattutto nel settore dei servizi. Molti italiani trovarono la loro vocazione nell’artigianato, producendo vasellame, varie decorazioni per la casa (in genere soprammobili di gesso) e gioielli.
Eppure la maestria del lavoratori italiani e il loro contributo nello sviluppo economico dell’Ucraina, trovarono probabilmente la loro massima espressione nell’esercмzio dei mestieri marinari: si occuparono della pesca nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, lavorarono nei porti, nei cantieri, molti di loro si arruolarono come marinai nella navigazione costiera e in quella internazionale.
Al tempo stesso, in Ucraina lo spirito imprenditoriale degli italiani si manifestò soprattutto nel settore dei servizi. Molti italiani trovarono la loro vocazione nell’artigianato, producendo vasellame, varie decorazioni per la casa (in genere soprammobili di gesso) e gioielli.
Eppure la maestria del lavoratori italiani e il loro contributo nello sviluppo economico dell’Ucraina, trovarono probabilmente la loro massima espressione nell’esercмzio dei mestieri marinari: si occuparono della pesca nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, lavorarono nei porti, nei cantieri, molti di loro si arruolarono come marinai nella navigazione costiera e in quella internazionale.
Tra coloro che negli anni 1820-1830 lavorarono nei porti ucraini anche il giovane marinaio Giuseppe Garibaldi, futuro “eroe dei Due Mondi”, leggendario combattente per la libertа' del natio popolo italiano e di altre nazioni.
Nella seconda meta del XIX secolo ad Odessa si formarono anche a Kerc, Feodosija, Berdjans’k, Mykolajiv, Simferopol’, Katerynoslav, Mariupol’, Kyjiv, Ismajil grandi e stabili comunitа italiane.
Nuove sofferenze toccarono agli italiani durante la seconda guerra mondiale: su disposizione del governo di Stalin essi furono deportati in Kazakistan da Kerc, loro ultimo insediamento di massa."
Nella seconda meta del XIX secolo ad Odessa si formarono anche a Kerc, Feodosija, Berdjans’k, Mykolajiv, Simferopol’, Katerynoslav, Mariupol’, Kyjiv, Ismajil grandi e stabili comunitа italiane.
Nuove sofferenze toccarono agli italiani durante la seconda guerra mondiale: su disposizione del governo di Stalin essi furono deportati in Kazakistan da Kerc, loro ultimo insediamento di massa."
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